In un affresco ritrovo me stessa dipinta

Succedono accadimenti nella vita di ognuno che ci cambiano. Che diventano spartiacque, e il declino pare inevitabile. Molto spesso la confusione generata diventa soffocante e nebbia, oltre la quale non si intuisce neppure uno straccio d’orizzonte.
Il tempo lavora e sebbene certe ferite nessuno abbia imparato a cancellarle, e non ne esiste cura se non la dimenticanza, prima o poi gli effetti negativi scemano e i ricordi sfumano.
La vita torna normale, qualche peso in più sulle spalle, ma si continua. Ogni volta diversi, quello sì.

Accadde non molto tempo fa un fatto che fu taglio netto ed imprevisto, improvviso e fulmineo.
Fu causa di ricordo un’immagine donata, che risvegliò la memoria e ancora fu prepotente la mano che mi spinse. Mi accorsi allora che  la barriera costruita non era stata bene saldata, che fondamenta lasse s’erano fatte.

Talvolta penso a quel giorno che spartì il destino e crebbe d’altro la vita,
un cancro appeso agli occhi inariditi di speranza.
Rivedo nebbia e buio e lati d’angoscia e tutto s’è confuso nella mente
ed alcun passaggio mai s’immaginò allora di rivalsa.
S’appannava il presente, il viver quieto s’era dannato,
solo un velo cieco brancolava nel cuore a dispensare lacrime amare.

Fu quasi presagio allora alzare il viso in penitenza nell’austera abbazia
e vedere tra affreschi ed intonaco vivo, tra archi solenni ed imperiosi,
dipanato lo sguardo, quel netto difetto d’essere,
la differenza, prepotente e vivo contatto con il cuore.
Ci fu indicata la via, in una finestra retta, unica uscita da quel giorno mesto,
presenza d’eternità nel seppur ristretto spazio.

Ed ora sono qui, muratore di me stessa, a metter creta e terra a sbarramento e vetri di colore per fare serenità, nei muri alti e stretti per proteggere il mio cuore, laddove s’è tentato di farlo sanguinare.IMG_4965

Chiara 

 

 

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