La prostituzione in rete non è autorevolezza.

Quasi ogni mattina quando accendo il mio computer, mi interrogo sulla mia presenza in rete, sul senso dell’essere qua. Leggo, mi informo, guardo, curioso, prendo spunti, per rendere piacevole prima di tutto a me stessa e poi alle persone con le quali ho modo di comunicare, il mio passaggio.
Seguendo corsi sui social, spesso sono stata messa a confronto con la parola autorevolezza “autorità morale, prestigio, influenza“; in pratica quando si compare in rete, ci si deve rendere conto di essere in un luogo pubblico come tutti gli altri, presentandosi con la foto riconoscibile del proprio viso, con nome e cognome, pubblicando cose che ci riportino la stima delle persone.
L‘autorevolezza in rete si ottiene, come tutti sappiamo, con le visualizzazioni, i like, con le condivisioni.
E’ un lavoro, se all’autorevolezza si tende; un lavoro tenace e continuativo, fatto di costante presenza sul web e di ricerca di argomenti interessanti ed innovativi.

Un giorno, un blogger che stimo, IntesoMale e che ebbi modo piacevolmente di conoscere, mi disse “ma tu sei matta a firmare le tue cose con nome e cognome; meglio l’anonimato nel web, meglio non farsi riconoscere così puoi scrivere quello che vuoi”. E’ una filosofia anche questa: fare e dire tutto quello che passa per la testa, senza timore di perdere la propria reputazione, tanto nessuno ci conosce.
Ma come la mettiamo invece con chi, e sono tantissimi, si espongono con nome e cognome, e pubblicano foto in atteggiamenti intimi e provocanti o pubblicano volgarità? Le donne mostrano tette e culi in abbondanza, bocce a culo di gallina, ammiccano..uhhh…le donne che ammiccano mi fanno venire l’orticaria! E quelle che si sporgono in avanti per mostrare per caso il seno??
Gli uomini invece corteggiano. Corteggiano sulle bacheche, ove corteggiare è una parola casta; ultimamente anche gli uomini ammiccano, si fanno i selfie depilati, palestrati: ma perchè?
E poi volgarità, parolacce, bestemmie.
E li avete visti i selfie underboob? La nuova moda è mostrare parte del seno dal basso, nascosto dalle magliette. Vi invito a farvi un giro su google e vedrete non solo ragazzine, ma donne mature, madri, mogli, tutte con il loro bel nome e cognome, e non in siti porno, ma sulle loro belle bacheche.

Ma perché?
Per una manciata di like?
Ci si deve prostituire  per una manciata di like?
Per i consensi sulla rete?
Non sono moralista ma questa è pura prostituzione il cui compenso non è denaro – anche se secondo me poi a qualcuna qualche soldo arriva- ma like sulla rete.
Cioè fuffa.
Avete visto tutti che fine ha fatto Grillo e il suo M5s, no? Piazze gremite, like di qui, la rete impazzita e poi? Sono stati trombati!

Che gran casino il web……

Chiara 

Ps: io alla fine poi penso che mi chiamo Chiara Lorenzetti, ho un lavoro e una famiglia e una volta fuori di qui, voglio poter portare la testa alta e non dover pensare che la gente per strada mi immagina con le tette di fuori e la bocca ammiccante solo perché così mi ha vista nel web

 

15 pensieri su “La prostituzione in rete non è autorevolezza.

  1. Certo che no, ma il fascino della trasgressione sta proprio nel danzare sul filo d’ombra, sul filo dell’ambiguità, dove le carte si mischiano affinché nessuno vinca o perda la partita. Mostrarsi credo risponda a un bisogno narcisistico di sentirsi apprezzati e al contempo dominare gli altri attraverso il desiderio… evidentemente a queste persone mancano le relazioni vere dove mostrarsi per quello che si è, nudità compresa, e dove non c’è bisogno di manipolare nessuno.
    Alla fine è solo una banalizzazione degli occhi (vedere i nudi) che corrisponde esattamente a una banalizzazione dei sentimenti (non vedere più le persone). Si salvi chi può!

  2. Ciao! Per fortuna, Chiara, tu sei sempre chiara!
    Così si è ridotta l’Italia che piace a molti milioni di italiani quell’Italia che non piace nè a te, nè a me!
    Buon pomeriggio. Osv.

    • Credo che la tua sia la risposta che aspettavo: si comportano così perché a molti milioni di italiani ( e non) piace.
      E forse è questo che mi rattrista maggiormente.
      Hai ragione: non è l’italia e il mondo che mi piace.
      buon pomeriggio.

  3. Io sono dell’idea che bisogna avere il coraggio di metterci la faccia, è troppo facile dire di tutto perchè si sà di essere nascosti da un nick….di cosa si deve avere paura? Se obbligassero le registrazioni vietando i nick su tutto il web credo che ci sarebbero molti meno problemi.

Lascia un commento