Carteggio XXVI – L’Io cantore e narrante dagli aedi ai poeti domenicali – di Giulio Maffii

“Non si studia poesia, si mortificano i padri e i maestri, in ombra o no, non si seguono i consigli che un grande russo del Novecento -Vladimir Majakovskij[13]- ci ha lasciato. Probabilmente questi nuovi “cantori moderni” non lo conoscono neanche. A loro basta un foglio ed una penna per sentirsi poeti.”
Io l’ho scritto due giorni fa in maniera semplice; qui è scritto in maniera argomentata ed esauriente.

Carteggi Letterari - critica e dintorni

di Giulio Maffii

L’Io cantore e narrante dagli aedi ai poeti domenicali : orazion picciola sulla parabola dell’epos. 

Non è strano né particolare parlare di “narrazione” in poesia. Miti e luoghi comuni popolano la visione d’insieme che circonda ciò che di più magico e misterioso accompagna l’uomo da millenni. Non possiamo dire cosa sia realmente la poesia, possiamo provare a dire cosa “non” è, liberarla dai pensieri banali e banalizzanti, provare a delineare una corretta prospettiva di interpretazione.
La poesia è in declino, i poeti inutili, un assunto che si rafforza quotidianamente.
Il sistema scolastico ha contribuito ad una cattiva conoscenza e al disfacimento della tradizione poetica. Programmi obsoleti basati sulla cronologia poetica e non sulla periodizzazione. “Fare poesia” è l’insieme di tutti i poeti che si trovano nello stesso momento attorno ad un tavolo e “producono” qualcosa. Da un punto di vista antropologico possiamo pensare a come sia nata…

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