After the Night. Francesco Vullo – Kintsugi Chiaraarte

Inizio il 2021 con uno dei restauri Kintsugi più entusiasmanti del 2020: l’artista Francesco Vullo, durante il primo lockdown, ha partecipato a un mio corso online di Kintsugi tecnica moderna.

Ne è nato uno scambio interessante e molto creativo che mi ha portato a fare parte della sua nuova opera “AFTER THE NIGHT“con il restauro Kintsugi tradizionale con lacca urushi e polvere d’oro puro.

Vi consiglio di seguire Francesco Vullo nella pagina instagram https://www.instagram.com/fra_vullo/ per ammirare la bellezza dell’opera e comprendere, passo passo, la lentezza e profondità del progetto.

Più avanti vi racconterò le varie fasi di restauro; per ora ringrazio con stima e riconoscenza Francesco per avermi resa partecipe di un lavoro che è arte e metafora potente di rinascita.

Kintsugi Chiaraarte

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La forza della fedeltà

Questo tempo nuovo ci sta mettendo alla prova. Tutti, nessun escluso.
Dobbiamo affrontare cambiamenti, sospinti da un vento impetuoso del quale non si conosce la rotta e, peggio, la destinazione.
Io, a restare salda, faccio fatica. È complicato e spesso faticoso, ma, quando il vortice del vento si placa, mi fermo a riflettere e metto in atto cambiamenti, prove e decisioni nuove, spesso, molto spesso, ardite e inaspettate.
Alcune funzionano.
Altre no

È la vita, o l’accetti e vai avanti o ti fermi. Ma davvero hai voglia di fermarti?
Questo tempo nuovo mi sta mettendo alla prova e l’ho raccontato qui, qualche mese fa, i miei cocci sparsi
I cocci, raccolti a terra durante le mie passeggiate nel Cilento, mi hanno fatto pensare alla creazione di nuovi ciondoli, una linea originale, CLOSEU2 TERRA:

Close2U TERRA è una edizione limitata di ciondoli fatti di cocci di ceramica di scarto raccolti a terra sui sentieri del Cilento.

Durante le mie vacanze passate ho camminato lungo i sentieri a picco sul mare, tra la vegetazione intravedevo il blu, la sua forza possente. A terra, tra caldo e fatica, ho raccolto i cocci gettati dall’uomo, piastrelle di cucine e bagni, stoviglie, frammenti di vita vera, vissuta, e chissà come, finita.

Close2U TERRA sono ciondoli imperfetti, rustici, le ceramiche paiono sbiadite a tratti ma più che mai sono colme di vita vera. Profonda, scavata nella terra, tornata alla luce, rinata.
Ho immaginato di unire i cocci pensando a noi, a quei pezzi di noi che si sgretolano a terra: le mie mani li hanno raccolti e riportati alla luce.

I ciondoli sono realizzati da me con la tecnica tradizionale Kintsugi, il retro è in lacca nera e i cocci sono uniti da linee in oro puro.

closeU2

Da un mese e mezzo ho ordinato la polvere d’oro in Giappone. Da un mese e mezzo la sto aspettando.
Il covid ha fatto dimezzare i voli e così lo spazio cargo.
E così sto aspettando.
Potrei usare polvere d’oro imitazione, polvere bronzata…ma perderei la mia idea di Kintsugi, tradizionale, unico e prezioso. Se usassi oro imitazione sarebbe uno dei tanti ciondoli che si trovano, io voglio creare qualcosa di unico e anche nella piccola linea, voglio mettere oro puro, quel valore forte che unisce le persone, così come i miei ciondoli CLOSEU2 raccontano.

E così aspetto.
Coraggiosa nella forza della mia fedeltà

La nuova collezione Kintsugi Chiaraarte

Avrei potuto scegliere la via facile di una semplice linea dorata sulle crepe: ho scelto invece la via lunga e poetica della tradizione.
La tecnica è quella tradizionale giapponese, che prevede, come dalla fine del 1400, lacca urushi, farina di riso, tonoko e polvere d’oro puro 24kt.
Non uso tecnica moderna, resina epossidica, polvere imitazione oro e oro a pennello.

Cerco di lavorare non solo con la tecnica ma di ritrovare anche la poesia.

Ogni oggetto, anche piccolo e per certi versi comune, ha una storia degna di essere narrata

La tradizione Kintsugi per Toyota Italia

I -miei- cocci

cocci-Pollica

Questa sono io, sono i miei cocci.
Sono partita per una meritata vacanza dopo mesi difficili, per me, per tutti, dieci giorni di mare, sole, passeggiate. Avevo cominciato a svuotare la mente -due giorni soli di vacanza possono fare miracoli- e ho ricevuto la telefonata di mio figlio, che vive lontano, che non vedevo da 8 mesi, con la rottura del perone, da operare.
Avrei dovuto essere io quella forte, fargli coraggio – l’ho fatto, di fuori l’ho fatto- ma dentro mi sono sentita precipitare e sono caduta a terra, in tanti cocci.
Le mie vacanze non sono mai semplici, non so se sia destino, non so come chiamarlo

-perdita documenti, Corsica
-macchina foto rubata, Genova
-tenda rotta, Barcellona
-macchina foto rubata, Toledo
-telefonata con mamma grave, rientro immediato
, Germania

Ogni anno al rientro a casa ci contiamo per vedere se ci siamo tutti, interi e sani
– colica renale, ricovero in ospedale, Francia
-ginocchio bloccato, pronto soccorso Peschici
-tenda bruciata, Francia

-portafoglio rubato, Lago di Garda

Ci concentriamo per divertirci, poi alla fine ne ridiamo sempre, ma anche i parenti si domandano al nostro rientro: “come è andata quest’anno?”

– macchina con sistema elettrico bruciato, Francia, vacanza senza contachilometri e tergicristallo.
-macchina rotta ferma in corsia di sorpasso a 130km, poi ripresa, poi ferma definitivamente il 15 agosto in una strada desolata a Bari.
– dito mignolo incastrato in un moschettone, lussazione e pronto soccorso, riabilitazione in vacanza, Francia
-rientro per problemi urgenti, Normandia

Quando è suonato il telefono ero a piedi in cima a una bella passeggiata a Pollica, da lontano il mare, in mano una fetta di pizza rossa…i cocci sono caduti, li ho sparpagliati lontano.

Mio figlio è stato operato a Dubai e due giorni fa è rientrato a casa. Sta bene, è giovane e guarirà in fretta per tornare al più presto a fare quello che ama.
I miei cocci sono ancora sparsi, sono tutti diversi, sono i pezzi di questi anni passati e superati, ogni volta con maggiore fatica e consapevolezza che il tempo è uno solo e che l’imprevisto è dietro a ogni angolo, nascosto.
I miei cocci hanno bisogno di cura. Prima ancora della ricostruzione, di cura.
Sarà il kintsugi la mia cura.
Saprò anche questa volta saldarmi forte, ora che dentro sono un vetro in frantumi.



Alessandra Palieri – Kintsugimental@

Kintsugi, quante declinazioni! Chi segue la mostra virtuale le sta scoprendo, passeggiando tra gesti artistici e creativi fino a moti dell’anima, profondi e toccanti.
Sono stata contattata da Dott.ssa Alessandra Palieri qualche tempo fa, ho intuito la sua dedizione e passione per l’animo umano,il rispetto e la delicatezza nell’affrontare le difficoltà condividendone i successi.
E siccome nulla accade per caso -e il mondo è piccolo-, ho scoperto che Alessandra Palieri conosce bene la mia amica artista Gioia Di Biagio. E chissà, per qualche giro bello della vita, magari presto nascerà qualcosa sul filo dorato dell’arte Kintusugi.

-se hai una storia Kintsugi, un’opera d’arte, contattami a info@chiaraarte.it

KINTSUGIMENTAL®, una nuova forma di Cultura & Salute

K. è nato nel 2013, quando assieme al presidente, cercavamo un nome che mettese insieme i nostri campi di specializzazione e li evocasse in modo univoco. Cercavamo un nome che esprimesse in se messaggi di cultura, arte, salute, mente, resilienza, la magia del corpo umano e delle sue risorse di resilienza biologica, e così emerse il connubio perfetto di unire il kintsughi alla Mente.

La prima metà del nome racconta l’arte giapponese del Kintsugi che tu ben conosci, la cui traduzione letterale riporta al “riparare con l’oro”, l’arte di fissare pezzi di ceramica, riunendoli insieme e arricchendo le cicatrici del vaso per renderlo unico e quindi prezioso, proprio grazie al la visibilità delle crepe e delle fratture.

Il kintsughi è divenuto per molti emblema della trasformazione, per questo suo prestarsi a metafora del vissuto umano e come l’oggetto diventa migliore di quanto non fosse prima del danneggiamento, anche l’Uomo diviene nuovo e porta con sé, l’oro del suo passato, pienamente parte del presente; ecco come siamo giunti a completare l’altra parte del nome, aggiungendo l’utilizzo delle risorse mentali: KINTSUGIMENTAL®.

K. è la metafora del valore arricchente dell’esperienza, metafora di cambiamento e trasformazione CREATIVA della VITA, di accettazione positiva di tale trasformazione; è un modo per legare i frammenti apparentemente non collegati, di idee e situazioni di vita di una persona, in una nuova esperienza.

Così, quando si parla di alleviare le ferite della vita, dobbiamo portare alla mente l’immagine di una ciotola riparata con il kintsugi, in cui le crepe e le fratture, si trasformano in un nuovo contenitore di maggior valore ed unicità.

E’ così che il grande contenitore K., ci porta a considerare come ogni storia, anche la più travagliata, è fonte di bellezza e che ogni cicatrice è una risorsa preziosa. Mettere a fuoco che le nostre esperienze passate formano il presente, ci apre a nuove risorse, che opportunamente attivate, ci danno nuova vita, ri-animando i nostri comportamenti e dando nuove chance alle nostre scelte.

Per meglio comprendere, usiamo la metafora del kintsugi e fondiamo la terapia KeyMethod: l’uomo è il vaso, le rotture sono gli eventi in cui si imbatte nella vita, l’oro, gli smalti. Le preziose atmosfere policrome che lo rendono unicamente attraente, sono: cultura, arte, musica, immaginazione, creatività; il collante che li unisce è la mente umana, collante reso potente dall’utilizzo di ipnosi, visualizzazioni guidate, training sensoriali.

Eccoci così di fronte a questa epoca assolutamente nuova, che ci ha fatto tutti i pezzi, chi più chi meno, ma tutti nessuno escluso siamo oggi un vaso da riparare. Così nel nostro laboratorio K, stiamo preparando un forno alchemico, così mi piace vederlo, per forgiare i nuovi talenti umani, individui forti e creativi, in grado di rispondere alla sfida del nuovo paradigma umano.

https://kintsugimental.wordpress.com

Federica Manfredi Art

Kintsugi come forza, resistenza, coraggio: Shero, opera di Federica Manfredi Art, incarna la bellezza delle ferite curate.
Ho incontrato Federica Faith Manfredi a Lucca Comics & Games l’anno scorso. Federica aveva saputo che ero lì a condurre dei corsi di Kintsugi e ha voluto conoscermi per raccontarmi di come avesse interpretato la sua metafora.
Ho un bellissimo ricordo di Lucca Comics e ringrazio ancora Aldo Gottardo per avermi invitata: ci saremo anche in questo 2020 così strano?


-se hai una storia Kintsugi, un’opera d’arte, contattami a info@chiaraarte.it

Shero

1) come hai scoperto l’arte Kintsugi? Fu grazie ad una mia cara amica illustratrice e organizzatrice di mostre ed eventi (nome d’arte Ixie Darkonn). In una delle nostre ampie chiacchierate, mi nominò quest’arte e mi mostrò delle immagini su internet. Rimasi molto colpita, non solo dalla bellezza di quei vasi ma anche e soprattutto dal significato simbolico che si può desumere o attribuire… Sin da piccola provo dispiacere per ciò che si rompe e, di mio, tento sempre di riparare prima di arrendermi e buttare! E scoprire che lo si può fare rendendo l’oggetto ancora più bello e prezioso, un oggetto d’arte, mi ha molto affascinata. Anni prima, infatti, riguardo a fratture/ferite invece dell’animo, arrivai alla risposta che una ferita anche profonda può diventare la tua forza, se tu ci lavori. E’ il lavoro… sulla psiche o su un oggetto che dà il valore aggiunto. Il parallelismo tra le fratture degli oggetti e le ferite del cuore, fu immediato nella mia mente…


2) cosa ti ha spinto a viverla su di te? Il fatto che diversi anni fa, delle ferite subite, mi avevano atterrato… nel mio percorso per risollevarmi, una volta di nuovo in piedi pensai: “Fai della ferita la tua forza!” In un certo senso è stata un opera di kintsugi! Appena ho saputo di quest’arte ho fatto subito il parallelo. Oggi dico, oltre alla tua forza, fanne anche la tua bellezza!


3) cos’è per te il Kintsugi? Un’idea profondamente umana che parte da un concetto semplice ma che diventa un’arte! Un’arte che non vive di protagonismo ma quasi un “dietro le quinte”, a servizio delle altre arti laddove c’è da porre rimedio ma che riportando in vita l’oggetto crea al tempo stesso un oggetto nuovo! Diventa protagonista con umiltà e questo ne rivela poi tuttta la sua grandezza! Ciò che è rotto non è necessariamente da buttare, anche quando ci sentiamo finiti abbiamo invece una via per tornare a splendere. Purtroppo non ho mai avuto modo di praticarla ma ho esperienza di modellazione, sbalzo, cesello, incisione, cera, insomma sono molto predisposta oltre che per il disegno, per le altri che lavorano i materiali. Studiai nela prima gioventù anche la tecnologia dei materiali, sono sempre in tempo quindi per provare con risultati decenti anche quest’arte!

4) raccontami il tuo progetto.

E’ nato in occasione di un concorso del quale seppi pochissimi giorni prima che scadesse. Il concorso StepUp!, curato in Italia da Di.R.E., prevedeva proprio la creazione di una super eroina che fosse di ispirazione per le donne vittime di violenza di ogni tipo. Ho visto subito la mia Shero, percorsa da bellissime crepe dorate sul corpo che rappresentavano le ferite del suo animo che grazie ad un dono e alla sua volontà e umanità, sono diventate appunto la sua forza, il suo super potere.

Attraverso di esso, la mia Shero riesce a curare le ferite dell’animo delle donne che hanno subito violenza. Permette loro di guarire per diventare più forti e riconquistare la propria vita, la propria serenità. E mostra agli uomini fautori di violenza, una consapevolezza diversa affinché non commettano più simili atti e non lascino in eredità ai propri figli la propria violenza… e non solo a loro ma anche a quelle donne che come madri, hanno formato uomini simili. Solo la consapevolezza delle ferite e della forza dell’animo umano, può spezzare il cerchio.

Come è diventata una super eroina, quindi? E’ una donna ferita sin dall’infanzia, da genitori anaffettivi che non hanno saputo trasmetterle cosa è un rapporto d’amore sano, ha subito violenze psichiche e a volte fisiche. Ha lottato tanto nella vita per scoprire se stessa, imparare ad amarsi, riconoscere le persone da amare e che potevano davvero amarla. Conquistata questa consapevolezza, durante un viaggio in Giappone, usando l’arte del kung fu che pratica sin da ragazzina, salva una donna che stava per essere violentata da un uomo (ma può benissimo trattarsi anche di violenza domestica). La quale, artista kintsugi e detentrice di poteri speciali avuti dalla madre che li ebbe dalla nonna (ecc.), per ringraziarla le fa un dono, un potere simile al suo: riuscire a riparare oggetti con la telecinesi ma visto l’alto livello di coscienza raggiunto dalla ragazza, questo potere si evolve nella capacità di riparare anche il cuore delle persone. L’onda (l’acqua) del mare finale simboleggia la rinascita e il network W.A.V.E (Women Against Violence Europe)

BREVE BIO

Federica Manfredi è un’artista che vive e lavora a Roma, opera nell’ambito del fumetto, la nona arte, fin dagli anni ‘90, creando fumetti e illustrazioni di generi diversi! Da metà anni ’90 fino al 2004 solo per editori italiani, anche lavori autoriali. Tra i tanti editori: Editrice Universo, Star Comix, Indy Press (con il suo Magenta), Liberty (con il suo Quietearth), Scarabeo (Arcana Mater). In seguito e fino a poco tempo fa: Editoriale Aurea, WBS, Batman Crime Solver, Prankster, Ded’A (con il suo Acqua e Fuoco) e Rainbow.

Dal 2004 al 2017 lavora soprattutto per editori USA: Marvel, Tokyopop, IDW, Devil’sDue, Amazons Studios, Dark Horse, Take Two Interactive per la canadese Chapterhouse Publishing.

Tante sono le copertine, le locandine e gli storyboard realizzati per romanzi, fiere e studi di grafica e distribuzione cinematografica.

Attualmente lavora su più fronti: Per l’EditorialeNovanta sta inchiostrando un fumetto disegnato da una grande fumettista giapponese (Yoshiko Watanabe), Illustra un libro per bambini sugli scacchi dal titolo “Ma che sei matto?“, realizza studi di sfondi e personaggi per un videogioco tratto da un’opera teatrale, Metrion e su illustrazioni per giochi da tavolo. Insegna disegno in un caffè letterario.

E’ tornata ad occuparsi del seguito di una sua opera autoriale dei primi anni 2000, Magenta, oggi intitolata Magenta&Green e che pubblica online.

Paola Matera

Kintsugi come metafora della vita, come capacità di accettare il cambiamento e fare di una sconfitta la propria forza.
Ho conosciuto Paola Matera nel luglio 2016. A quell’epoca il carissimo amico Aurelio Pitino mi chiese di presentare una parte del Anno Domini Multifestivall ad Oropa.
Nel pomeriggio artisti e cantanti si alternarono sul palco per raccontare con la loro arte le loro storie.
Paola, medico al pronto soccorso, arrivò dopo una notte di lavoro. Non ebbe alcuna esitazione nel donare la sua musica e la sua storia.
Così come non ha avuto alcuna esitazione a raccontarla a noi, nella profonda intimità di un fatto grave, pesante, e molto doloroso.
E per questo la ringrazio molto 


-se hai una storia Kintsugi, un’opera d’arte, contattami a info@chiaraarte.it

Paola Matera

“Tutto è iniziato nel 2000 quando in seguito a una delusione d’amore ho iniziato ad avere forti crampi allo stomaco.
Ero già un medico del 118 e in quell’occasione i miei colleghi hanno iniziato a farmi terapia antidolorifica; sono seguite gastroscopia, colonscopia e hanno visto che avevo un ulcera sanguinante allo stomaco.
Sono stata ricoverata per circa 15 giorni; nel frattempo sono peggiorata, nessuno capiva cosa avessi.
Alla fine sono stata operata d’urgenza all’intestino.

Mi hanno confezionato una stomia ovvero il sacchettino e hanno iniziato a farmi terapie molto pesanti.
Peggiorava di giorno in giorno, stavo veramente andando in una sola direzione: la morte.

I miei colleghi hanno deciso di trasferirmi alle Molinette di Torino e sono stata ricoverata per circa 3 mesi; ho subito un altro intervento all’intestino, sedute di plasmaferesi che è una cosa tipo la dialisi; assumevo circa 30 pastiglie al giorno.
Sono rientrata a casa con 25 kg in meno, non riuscivo neanche a muovere un muscolo ma ho deciso di riprendere a vivere: andando a lezione di canto dovevo rieducare la mia cassa toracica a respirare.

Perdendo tutta la massa muscolare, se mi cadeva un pezzo di carta a terra non riuscivo a raccoglierlo perché era molto difficile rialzarmi da terra.
Ho capito in quel periodo di essere una donna cazzuta e che dovevo sfruttare tutte le mie risorse per migliorare me stessa e per iniziare a volermi bene.

La musica mi ha aiutato moltissimo, ho avuto amici carissimi che mi hanno sostenuto e la mia famiglia. Ero un giovane medico libero professionista, sono stata a casa un anno senza stipendio.
Ma a me non importava perché ero certa che prima o poi sarei guarita tornata a lavorare.

Il 7 maggio del 2001 chiudevano la stomia e io ho ricominciato a vivere la mia vita.
Conservo ancora le cicatrici di quell’evento e di tutti gli interventi subiti

Da allora ho smesso di indossare il costume intero, non ho più paura di mostrare il mio addome anche se ricoperto da cicatrici, quelle cicatrici parlano di sofferenza ma parlano di lotta di Vittoria, di vita e di amore.

Il mio corpo è un po’ come i tuoi vasi a cui è stata data una seconda possibilità, una seconda vita sicuramente più preziosa e più bella.

Grazie infinite Chiara prima o poi anch’io voglio imparare la tua arte”

Laetitita Ricci

L’arte in ogni cosa, l’arte dove c’è imperfezione.
L’arte che è incontro, condivisione, solitudine, riflessione.
Oggi nella mostra “Kintsugi, la metafora della vita” presento Laetitia Ricci che ha intuito da una imperfezione la perfezione della metafora Kintsugi
https://www.instagram.com/laetitiaric/

Laetitia Ricci

Il destino mi ha fatto incontrare l’arte del Kintsugi.

Andando al Museo d’arte e scienza di Milano mi sono trovata casualmente faccia a faccia con un vaso bianco con delle cuciture d’oro. Affascinata ne ho parlato con la restauratrice del Museo che mi ha gentilmente spiegato accuratamente come lo avesse restaurato e mi ha raccontato del Kinstugi; era la prima volta che ne sentivo parlare. Ne fui molto colpita e andai a fare qualche ricerca.

Dopo aver fatto una mostra personale di fotografia in bianco e nero al Museo d’arte e scienza lascio le mie foto nel mio box però purtroppo presero umidità. Istintivamente iniziai a buttarle poi mi venne l’idea di utilizzare la filosofia del Kintsugi, non potendo usufruire della tecnica tradizionale. Per prova strappo una foto e nello strappare provo a dare un senso armonioso e farne una storia di eleganza. Essendo anche un’amante del puzzle ho pensato che tutti questi pezzi dovessero rinascere insieme in armonia.

Penso che il Kinstugi sia una forma di meditazione, una pace interiore come una sarta che cuce un abito prezioso o un chirurgo che chiude una ferita con del filo d’oro e sembra che il tempo sia sospeso. Ti regala una magia intima.



La mia mostra fotografica raccontava di Milano. Oggi, 15 aprile 2020, siamo costretti in quarantena da un po’ di tempo quindi ho pensato che attraverso le mie foto potevo prendermi cura di Milano; cosi ho preso la mia fotografia preferita del Duomo e ho iniziato questo percorso di guarigione. L’ho applicato anche all’Arco della pace e alla Torre Filarete del Castello Sforzesco. Desidererei proseguire questo progetto fotografando altri monumenti simbolici di ogni capitale nel mondo intero e anche luoghi di culto. Utilizzando i nostri errori, i nostri fallimenti, le nostre fragilità, le nostre ferite possiamo ricostruire insieme e fare nascere una società degna di questo pianeta.

La sincronicità mi ha fatto scoprire Chiara Lorenzetti ed eccomi qui.

Le sono molto grata nell’avermi dedicato una parte del suo preziosissimo tempo.

Un caro saluto

Laetitia

hai una storia Kintsugi da raccontare? Scrivimi a info@chiaraarte.it –

Kintsugi: accogliamo questo tempo imperfetto

Foto Francesca Savino

Diversi anni fa mi sono appassionata all’arte tradizionale giapponese Kintsugi, una tecnica raffinata di restauro che impreziosisce le linee di rottura delle ceramiche con polvere d’oro puro.

Ammirando le mie opere ho spesso provato l’emozione che dona la bellezza e la malinconia profonda della sua fragilità: cocci sparsi riuniti con lacca urushi, una resina naturale estratta dalla pianta Rhus Verniciflua, il tempo lungo, spesso mesi, di attesa tra le varie fasi, la cura lenta delle stuccature, la rifinitura dei dettagli.

In questi anni sono sempre stata cauta con la metafora che alle volte ho visto usare a sproposito e con meri fini di marketing; ma oggi, più che mai in questo momento di debolezza e instabilità, mi sento di doverla raccontare portando il mio contributo alla speranza.

Kintsugi, Kin significa oro, tsugi riparare: quante volte nella nostra vita ci siamo rotti, sopraffatti dalla fatica, quando al tempo eravamo indistruttibili. Quante volte non siamo stati in grado di rialzarci, o pensavamo non l’avremmo saputo fare e poi, con pazienza, ci siamo ricomposti, forti nelle nostre cicatrici. E così, come nell’arte Kintsugi, noi siamo i cocci, e il tempo è la cura, l’attenzione, il nostro oro.

In questi giorni ho avuto modo di fare due riflessioni, una universale e una personale.

Dopo la benedizione Urbi et Orbi del Papa in Piazza San Pietro, ho avuto un’intuizione: l’intera umanità era spezzata in piccoli frammenti, divisa da guerre, fazioni, razzismo, lotte di classe; il virus ci sta ricomponendo, non ha occhi speciali per nessuno. Il Kintsugi sta avvenendo, l’oro nelle crepe sono gli aiuti che molti stanno dando, gli scambi che abbiamo ogni giorno, nazionalità non più in lotta ma unite.

Il virus ha frantumato il nostro quotidiano: i cocci sono ora. Così, sparsi in pezzi, non ci riconosciamo. Abbiamo paura del futuro, tutto è incerto e insicuro e non si vede la fine. Rischiamo di correre disordinati e calpestare qualche pezzetto o perderlo, per non riuscire a ricomporci più.

Quando un cliente rompe un oggetto, la prima cosa che chiedo, è di riporre con cura i cocci dentro a una scatola in attesa di venire a consegnarmeli.

Credo si debba fare così, riporre i nostri cocci con cura, in questo tempo sospeso, senza fretta del futuro che, prima o poi, arriverà.

Teniamoci pronti alla ricostruzione, scegliamo la colla che riunirà le ferite, un libro, il lavoro, la famiglia, la terra, teniamoci pronti a mettere l’oro, perché quello che ci sta accadendo è sì fragilità, ma la fragilità è anche un dono. Dicono i giapponesi che la fragilità è sinonimo di cambiamento, se restiamo rigidi nelle nostre idee non riusciremo mai a mutare.

Fragilità, tempo, cura e la ricercatezza dell’oro: accogliamo questo tempo imperfetto per tornare nuovi, unici e preziosi.

Chiara