Leggere ai tempi dell’internet

Normalmente le recensioni vengono redatte al termine della lettura di un libro (poi forse qualcuno le scrive senza leggerlo, ma questa è un’altra storia); io questa volta mi cimenterò, ardita, in una nuova disciplina: la recensione a metà lettura.
Che poi, recensione… diciamo che racconterò ciò che ho trovato nel libro di cui vi dirò, come mi ha fatto stare e lo farò strada -leggendo- perché con  “La verità, vi spiego, sull’amore”, scritto da Enrica Tesio, sento di dovere fare così.

“Io mentre faccio le pulizie sbatto gli oggetti, sbuffo, me la prendo con le minoranze. È una lotta con me stessa prima e con lo sporco poi. Mastro Lindo ha perso i capelli dopo avermi visto lavare i pavimenti.”
Dora è una giovane donna, o una ragazza adulta, di 35 anni, separata da Davide “Senti, scusa, sono due giorni che ci penso: quel tizio con cui mi hai vista l’altra sera…non era il mio amante. Sono stata lasciata, il padre dei miei bambini mi ha detto che non mi ama, che vorrebbe, ma non ci riesce.”, madre di due figli piccoli, Pietro, tre anni “-Mamma…- Dimmi…-Io stavo nella pancia?-  Sì.- Allora ti ho vista dentlo.- Sì, tu mi hai vista dentro.-” e Micol, tredici mesi “Certo, quando Micol balla Maracaibo, il mio ateismo vacilla.”
Attorno a Dora ruotano personaggi improbabili, la mamma e la suocera “Nonna Mimmì e Nonna Nené sono due creature tanto diverse da non appartenere nemmeno alla stessa specie.”, l’amica del cuore Sara “Non è che Sara non sia capace di amare, sia chiaro, solo che si innamora davvero sempre dello stesso pericolosissimo uomo, il Dottor Stranumore.”, il divertente poeta bidello Simone, assunto come tata dei propri figli “Mi sa che scriverò una poesia sulle cose che rendono una merda la vita dei bambini.” e l’ex marito Davide “-Davide mi ha lasciata- Adesso possiamo scopare?”- A volte avere un ex amante riporta tutto nella giusta prospettiva.”

Ma è di Dora che si parla, lei con la sua autoironia, le sue frecciate, il suo conoscersi così bene da darsi per scontata, il suo perdersi ogni giorno, senza mai ritrovarsi; e sono gli affetti veri quelli che la tengono stretta alla terra, ancorata al suolo mentre lei tenta di disperdersi attaccata ai palloncini, come il nonno di Up. È di Dora che si parla, delle cose che sa di lei, della vita, ma che nasconde agli altri, per apparire quella che non è; ma ancora una volta sono i figli che la ascoltano, che quasi più saggi, le insegnano a ridere, a piangere, anche, a riprendere la strada anche quando una mattina ruzzolano tutti e tre dalle scale e il senso di colpa diventa più forte dei lividi lasciati dalla caduta.
È di Dora che si parla ed è un po’ di tutte noi mamme che leggiamo, e viene da sentirsi vicine a lei “Quando finisce la carta igienica prima di comperare un altro pacco costringo tutta la famiglia a pulirsi il sedere con salviette struccanti, fazzoletti di carta, pezzi di Rotoloni Regina dividendo i due fogli altrimenti è difficile mandarli giù nello scarico” perché anche noi siamo così, anche noi lottiamo ogni giorno per sembrare belle, preparate, confrontandoci con le mamme perfette ” -Ci sono dei parametri per essere considerate signore, e tu quei parametri non li hai- Tipo?- Una signora deve possedere un gancio per borse da tavolo.- Cos’è un gancio per borse da tavolo?-”
È di Dora che si parla, ma  come se si parlasse di noi, mamme imperfette, mamme innamorate dei nostri figli, loro al centro del nostro universo, noi che vorremmo che tutto filasse sempre liscio, ma poi succede che chiudi il dito di tuo figlio nello sportello dell’auto, tingi di rosa la sua maglietta preferita, tagli i capelli alla figlia piccola pensando -tanto sono capaci tutti- e invece viene fuori una testa a scodella, cucini patate fritte e hamburger come se non ci fosse un domani e poi ti penti se si svegliano con l’acetone.

Come ho scritto prima, questa recensione l’ho scritta mentre sto leggendo il libro, perché quello che è bello dei tempi dell’internet, è l’immediatezza.  E così posso raccontarvi che non conosco personalmente Enrica Tesio, ma l’ho contattata su Facebook per dirle che stavo leggendo il libro ed è stato curioso, perché lei mi ha risposto e poi ci siamo  scritte un po’ e sì, è davvero strano trovarsi a scrivere con la scrittrice del libro che stai leggendo.

“La verità, vi spiego, sull’amore” di Enrica Tesio
sottotitolo “Sai volare?” “No, ma faccio salti altissimi” di Guido Catalano, poeta
Edizioni Mondadori 2015
Pagine 235, costo 16€ images

Enrica Tesio e il suo affollatissimo blog “Tiasmo, prima o poi l’amore arriva. e ti incula” 
Guido Catalano e le sue poesie “Guido Catalano”

Chiara

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L’abbraccio dell’odio.

Leggere un libro non è uscire dal mondo ma entrare nel mondo attraverso un altro ingresso”
Filippo Fabio Pergolizzi

Partecipare a un giveaway e vincerlo è una bella sensazione, maggiormente se si vince un libro.

L’abbraccio dell’odio” di Filippo Fabio Pergolizzi,  è un romanzo giallo avvincente e ricco di colpi di scena inaspettati. L’inizio, lento e un po’ scontato, frena la lettura, ma occorre avere pazienza: se ne è pienamente ricompensati con l’incalzare dei fatti.
Anna Brown è una giovane donna, sensibile e intelligente, investita da una serie di avvenimenti violenti e cruenti, dai contorni altamente psicologici, oltre che fisici.
Il lettore viene condotto dallo scrittore lungo strade che paiono semplici, ma che, ogni tanto, svoltano verso finali imprevisti che riaprono nuove storie.
Si resta con il fiato sospeso, si incita l’ispettore McCallister a seguire nuove piste, a proseguire le indagini, a non mollare.

Ammetto di aver dato gli indizi sbagliati all’ispettore, visto che Filippo Fabio Pergolizzi ha saputo spiazzarmi all’ultimo con un finale davvero inaspettato.

Una buona lettura estiva.

“L’abbraccio dell’odio” di Filippo Fabio Pergolizzi.
Edizioni Watson – Ombre 2015
Costo: 10€

Chiara

Amélie

“In principio era il nulla. E questo nulla non era né vuoto né vacuo: esso nominava solo se stesso. E Dio vide che questo era un bene. Per niente al mondo avrebbe creato alcunché. Il nulla non solo gli piaceva, ma addirittura lo appagava totalmente.” 

Ho appena letto uno tra i libri più illuminati di questi ultimi anni. Scovato per caso, leggendo una citazione nel web, ora per sempre rapita. Non accade molto spesso, ma la sagacia, l’ironia, la limpida follia di Amélie, i dettagli incisi, la lucida consapevolezza del talento, sono pennellate d’inchiostro parsimoniose e durature.
La “Metafisica dei tubi” (Amélie Nothomb) racconta la storia di una bambina dalla sua nascita al compimento dei suoi tre anni raccontata dalla bambina stessa: un’esistenza breve formulatasi nella perfetta convinzione di essere Dio sceso in terra.
Figlia di un diplomatico belga trasferitosi in Giappone,  esperimenta tre fasi di crescita: il”tubo”, “la collera”, “l’essere umano”, vivendole con piena consapevolezza nella continua beffa e derisione del mondo esterno.
Stupefatti i genitori “In realtà, rinunciarono di farne un essere umano”; amata dalla nonna “Vi presento la mia grande amica”; venerata dalla balia giapponese “Anche lei si estasiava nell’idolatrarmi a quel modo, dimostrando quanto la mia divinità fosse giusta ed eccellente”; odiata dalla cameriera anch’essa giapponese “Ormai sono faccia a faccia con la morte. So con certezza che Kashima-san non avviserà nessuno. Non mi sbaglio“; bistrattata dal fratello “Era fuori discussione che scegliessi come quinta parola mio fratello, di quattro anni più grande…Adorava farmi dispetti. Per punizione non gli avrei dato un nome. In questo modo non sarebbe esistito più del dovuto”, la piccola bambina belga vive i suoi primi tre anni nella convinzione della sua divinità, mantenendo la quiete interiore, tra natura rigogliosa e l’acqua, suo elemento vitale e mortifero, attratta dalla morte più che dalla vita stessa.
” A tre anni non so niente di tutto questo. Sto aspettando di crepare nella vasca delle carpe. Devo essere vicina al momento perché comincio a veder sfilare la mia vita. E’ perché è stata breve? Non riesco a vedere i dettagli della mia esistenza. E’ come quando si è su un treno così rapido da non riuscire a leggere il nome delle stazioni che non sembrano importanti. La cosa mi lascia indifferente. Mi addentro in una meravigliosa assenza di angoscia”

Non vi è nulla di logico nella “Metafisica dei tubi” sebbene tutto appaia vero nella sua follia.
“E tu, che cosa credi di essere? sei un tubo venuto fuori da un altro tubo. In questi ultimi tempi hai avuto la gloriosa impressione di evolvere, di diventare materia pensante. Tutte fesserie. La bocca della carpe potrebbe davvero farti stare così male se non ci vedessi il tuo ignobile speccio? Ricordati che tubo sei e che tubo ritornerai”
E forse è proprio questa pazzia che lo rende un libro davvero godibile e che non esito a consigliarvi.

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“Metafisica dei tubi” di Amélie Nothomb
Le fenici 8.50€

Chiara

“Sarei morto se avessero tradito un mio amico” Sirius Black

Uno dei personaggi che più ho amato nella saga di Harry Potter è Sirius Black.
Padrino di Harry, profondo e fedele amico dei suoi genitori, è figura presente e viva, sebbene reietto, sempre in fuga, costretto dalle maldicenze a vivere nella solitudine, nascosto a tutti, maggiormente al Ministero della Magia. Il suo amore per Harry, la fedeltà alla promessa fatta, lo portano a non lasciarlo mai solo: incarna il vero amico, la solida figura della famiglia, il rifugio, colui che non scappa di fronte alle difficoltà ed è proprio per questo che lo amo.

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Harry Potter è una delle saghe più affascinanti della mia biblioteca. Parte come un racconto per ragazzi, lo stile è leggero così come le vicende che accadono ai personaggi. Ma nel dispiegarsi della loro vita e quindi dei libri, lo scrivere cambia, diventa adulto e così le prove a cui vengono sottoposti; i loro sentimenti evolvono, si aggiungono nuovi personaggi, nuove sfide, nuove conoscenze.

La storia è geniale, ogni libro ha una vita a sé ma è al contempo correlato agli altri libri, i personaggi crescono, cambiano nei sette anni della loro vita, rafforzano i valori in cui credono, le amicizie che contano.
Innamorarsi di un libro si può? Della sua storia, fino ad aver necessità di rileggerlo?
Certo che si può! J.K.Rowling ha scritto un grande capolavoro, una storia senza tempo, che punta le sue radici nei colpi di scena, nelle figure fantastiche, nella figura del buono oppresso dal cattivo, nelle grandi figure di riferimento, i valori saldi ma fragili. Uno dei suoi pregi è la quotidianità ripetuta che si ritrova in ogni libro, quel ripetersi che da sicurezza, un sentirsi a casa.
Nessuna delle figure raccontate dalla Rowling è perfetta, ognuna porta con sé forza e coraggio, fedeltà e gloria insieme al fallimento e all’indecisione, agli errori; per questo tutti, pur essendo maghi, compreso Albus Silente, il più potente, diventano umani.

Sette libri, otto film, se non avete impegni per le vacanze, io un suggerimento ve l’ho dato.

Chiara

“Lasciati sorprendere” di Francesca Ravinetto.

“Ma è la verità, e lo so che fa male, ma devi accettarla. Se non te la dico io chi te la dice?”
“Ma io mi sono sempre fidata di lui. Mi prometteva che sarebbe sempre rimasto. Io ci ho sempre creduto. Mi sono fidata.”
“Sai, le persone ci riempiono di promesse ma la maggior parte poi non le mantengono. Alcuni se ne fregano di quello che dicono. Vogliono solo farsi vedere e quindi promettono, promettono, e poi fanno gli stronzi e se ne vanno senza tenere neanche una promessa. Altri perdono le speranze già dal principio. Fanno promesse ma non ci credono seriamente già da quando le dicono. Non si può mai capire chi le dice seriamente o chi così per fare. Bisogna solo imparare ad attutire il colpo quando si scopre che sono solo cazzate.” (da “Lasciati sorprendere” di Francesca Ravinetto)

Quando a 16 anni cominci a scrivere e nello scrivere si sommano le parole e le parole diventano una storia e la storia assume la forma di un romanzo breve, significa che hai delle cose da dire. Significa che tutte le ore passate tra i libri, a sfogliarne pagine senza freno, immersa nella lettura, alla ricerca di un senso o solo di un futuro, hanno dato il loro frutto e questo è il tuo tempo.
Il tempo di vedere ciò che sei, stampato e confezionato, con una bella copertina e il tuo nome dipinto sopra.
Ed essere felice. 

E’ quello che è successo a Francesca Ravinetto, che molti sanno essere mia figlia. Continua a leggere

Neil Gaiman: American Gods e Shadow ritrovato.

“Leggere Gaiman è come entrare in una stanza del tesoro piena di storie meravigliose”  Stephen King
“Gaiman è uno scrittore di rara sensibilità e di immaginazione infinita” William Gibson

Quando mi venne regalato “American Gods” di Neil Gaiman e mi venne descritto come uno tra i libri migliori mai scritti, rimasi alquanto diffidente. Ma più entravo nella storia, nella magia delle parole scritte e più restavo avvinghiata ed innamorata. Shadow mi portava in un mondo parallelo di fantasia e mistero, incredula, senza mai una fine. American Gods è una storia assoluta, la storia della creazione, il divenire, l’elaborazione fantasy della vita stessa e dell’amore. Assolutamente geniale!american gods neil gaimanDecidere quindi di leggere ancora di Neil Gaiman, ammetto essere stato molto difficile. C’era il rischio di rovinare la Continua a leggere

“Oh weary night”

“Oh weary night, O long and tedious night,
Abate thy hours!”
“Oh angosciosa notte, o notte lunga e tediosa,
abbrevia le tue ore! “

shakespeare

Oh poeta, che d’arte e favella sei scrigno, di fiori d’incanto di primavera riempi il mio ventre.
Di delizie accese sono fuoco e mentre guardo le tue mani tinte d’inchiostro vergare il mio nome e il nome mio nel tuo amore, non so trattenere il fiato, in un amplesso durevole che mi rende vergine e gravida ogni volta.
Oh poeta, che parole sai usare come fioretto, nel mentre scrivi conquisti terre e ducati, e battaglie di ferro e spada sono vive, la corsa dei cavalieri mai spenta tra le tue righe, amore.
Restia sono a riprendere la luce quando la notte trascorro nel tuo letto e mai vorrei lasciare la tua bocca e il tuo petto, che ansima poesia ad ogni alito di respiro. Sei tu, poeta, la mia meta, il destino intonso delle mie giornate e la spirale dei miei desideri, l’albatro che nidifica sul lago, l’aurora sul ghiaccio eterno, le ossa dei santi, la terra coltivata e dissodata, o mio poeta.
Sono schiava e serva e donna ad ogni risveglio, che solo tu, le tue parole, sanno ridestare in me pensieri d’amore.

Chiara 

Recensione: “Il posto delle fragole” di Massimo Botturi

Appoggio il capo della mestizia di alcuni giorni di vita grama, nello sconforto s’accende il ricordo e la solerzia dei passi, si placa.
Apro allora con rito e cerimonia il libro di poesie di Massimo Botturi, una pagina dopo l’altra con la lentezza pigra degli anni e siedo al suo tavolo, accanto, spalla a spalla. Volto il viso ed intravedo quel guizzo rosso che genera amore e poesia. Può questo un libro di poesie? Può ridonare la pace? Riprendersi il respiro da sotto la terra?

“Il posto delle fragole” di Massimo Botturi è un campo da coltivare d’emozioni e il poeta  v’è a guida e maestro.

“Il posto delle fragole è qui, che m’hai nutritoil-posto-delle-fragole
col latte di chi fonda città
e dà nome ai fiori. E’ questo bell’andare
che ci matura al sole, è la gentile ombra
che ci facciamo dopo.
Servisse un’occasione di esserlo davvero, vicini
quasi dentro, alla felicità” ( Il posto delle fragole)

L’arte della poesia  è la sua strada e sporcarla con le mie parole par di mettere ghiaia bianca ove c’è erba prelibata.
“Ti scrivo una poesia come farei l’amore.
Entro nel foglio tutta la testa
perché è acqua, la fonte che d’estate si carica di labbra.
Gli segno gli orli come una sarta
gesso chiaro, fingo sia una tovaglia di trine […]
[…] Ti scrivo una poesia che fa cenere dei giorni
di noi, quando vibriamo come due pietre scaglie
e fuori viene un fuoco ch’è ancora da inventare” ( La cenere dei giorni)

Se t’appresti al bordo liscio e tondo delle parole del poeta, scorgerai i sentimenti di cui t’adorni capo e cuore ogni mattina; sebbene siano sue, di natura ti si generano dentro e rinascono, radici e rami impiantati.
La nostalgia, se la vuoi trovare
“E si sta come le vedove al mare
gli occhi lunghi, a misurare il cielo
piedi bagnati e lustri.
Si sta come le reti da rammendare ancora
nostalgiche del fondo
della veloce mano, dei nodi scossi addosso al corallo.
E’ un bel rumore” ( Sera) 

L’amore, prediletto figlio del poeta, d’antica e vetusta devozione e fedeltà
“Dì, te l’immagini natale tra vent’anni?
O capodanno, pieno di spari, e di rumori?
Capaci ormai di sopportare niente?
Io lo so.
Cucineremo pasta e lenticchie, una bottiglia
di quelle sigillate da timida allegria;
con le ciabatte e le doppie calze
mezze luci. La tele che sputtana musica col dire” (Timida allegria)

l’amore, quello della carne e della pelle e del silenzio delle parole
“Parole che è meglio lasciare da parte
procedere prima a carezze, su in fronte.
Parole d’addio che farebbero a pugni
parole per ridere senza rancore.
Parole che al posto del t’amo, nessuna” ( Parole)

La malinconia del tempo spezzato, tornato, riperso, inflitto, vissuto, non sprecato.
“Sapere prima il tempo che non sarai più tu 
a spegnermi la luce, non so
se lo vorrei” (L’oracolo) 

Vi è un senso passato tra le parole di Massimo Botturi, l’odore del grano tagliato, il rumore secco delle cartoline tra i raggi della bicicletta, il freddo tra i calzoni, l’acqua fredda nell’acquaio, il gabinetto condiviso sul balcone, i baci sulla bocca, il fieno tra i capelli.
“Per dire le orazioni toglieva il suo ditale
il filo già scaduto alla bocca; ed ogni cosa
veniva come a prendere luce
là, in cucina
dove la roba d’altri sostava in agonia
per farci mille lire o di più
per la bottega, i libri della scuola
le scarpe da aggiustare.” ( In lei fuggiva vita del fiore)

così come alberga la follia, l’incompreso cenno delle lettere, righe scomposte, ricercata accuratezza delle parole, affannata corsa verso l’ignoto, ne mai il poeta se ne sottrae.
“Quel che va fatto è mettersi in pace
darti il meglio
di certi spettatori celesti sconosciuti
piedi di nafta ed eliche al passo.
I loro occhi, le orecchie e i magnetofoni accesi sulle stelle.
E’ darti le autostrade finite a piedi nudi
e gli elefanti sopra le donne
a farsi indietro, come coltelli in pance di ferro.” ( Cose uguali)

Viene da chiedere residenza ne Il posto delle fragole, cambiare nazione e là dimorare. Viene da distendervi una coperta e contare i fili d’erba, i rossi germogli dei frutti ancora acerbi; viene da alzare il capo nella notte buia a contare le stelle, senza intimorirsi del rossore della guance, dei desideri spinti, delle lacrime e delle risa.
Viene da restare, così come si resta sulle labbra di un bacio d’amore vivo.
” Ti bacio sulla bocca perché mi viene bene
e tu mi fai gli applausi
e si muore un po’ meno ( Ti bacio sulla bocca) 

“Il posto delle fragole”
Massimo Botturi
Collana “Poeti senza cielo” – Genesi Editrice
ed. maggio 2012
pag.105
€ 12.00

La poesia di Massimo Botturi si trova su massimobotturi.wordpress.com

Chiara

 

 

“Sono qui perché se mi arrendo questa volta mi arrenderò tutta la vita”

Capita di acquistare un libro e finirlo nella stessa giornata. “Smith & Wesson” di Alessandro Baricco è un libro breve, dinamico e spiritoso che ben si presta a poche ore di lettura e di riposo.

E viene da pensare che talvolta le parole hanno un percorso tutto loro e tu, se non sai scriverle, perdi solo il tuo tempo e quello altrui. Sì, puoi metterle giù ordinate, come fanno i poeti che le fanno sfilare a quattro a quattro, le righe composte e fiere d’essere immaginate poesia; sì, puoi metterle in metrica, rigore e disciplina ma senza un tema che le conforti resteranno vuoti accenni di perfezione.
Il mestiere dello scrivere non è per tutti sebbene in tanti si ergano a tali; è di chi possiede storie da raccontare e non dico dolori d’amore che di quelli si potrebbe riempire cestini d’immondizia e circumnavigare il mondo intero e ne siamo già tutti un po’ stufi.
Il mestiere di scrivere è di chi ha la meraviglia dentro, sì, quella cosa che scintilla, hai presente?
E’ una specie di filo che si dirama ovunque e arriva alla mano e impartisce ordini come fossero presenti.

Lo scrittore, quello bravo, già si sa che non è ardimentoso, nemmeno esperto delle faccende della vita e molto spesso di sé fa immaginazione. Naviga, veleggia, ma mai si sposta dal suo desco, e vive di vite altrui le esperienze e le passioni, nel crogiolo antico dell’illusione. Lo scrittore ha dalla sua che sa narrare, sa portarti sul palmo della sua mano e farti vivere la sua vita immaginata come fosse la tua.
Quante volte vi è successo di leggere e di sentirvi parte del narrato? Investiti di parole dentro ad una cascata e dire “Questo sono io! Parla di me!”? Quante volte pare che lo scrittore abbia preso le nostre parole e le abbia scritte sulle sue pagine bianche, ladro d’emozioni?

“Sono qui perché se mi arrendo questa volta mi arrenderò tutta la vita”. 
Curioso: come poteva Baricco sapere esattamente il mio pensiero?

Chiara 

 

Happy birthday nerd!

Ebbene si, è passato un anno. Non l’avrei mai detto, lo confesso.
Giocare ad un gioco online, affezionarmi, appassionarmi ad esso e dopo un anno essere ancora qui a voler giocare, giorno dopo giorno, missione dopo missione, pare oltre ad ogni aspettativa.
Anno Online è un gioco online di Ubisoft Blue Byte basato sulla costruzione e colonizzazione di un’isola principale e altre minori. Si deve lavorare, commerciare, divertirsi in taverna e accumulare denaro in banca; costruire monumenti, impiantare piantagioni di canapa e macellare mucche.
Beh, si lavora sodo sulle isole di Anno, mica si sta a sbevazzare e fumare sigari!Anno

Un anno! Un Anno!
Nemmeno lo avrei immaginato e nemmeno avrei immaginato che da quel 27 dicembre di un anno fa, accadessero, nell’isola – e nella mia vita– così tante cose, tante promesse, tante parole, tanti fatti e privazioni e sentimenti.
Se vuoi divertirti al meglio, giocando ad Anno Online, devi collaborare con gli altri giocatori: è lo spirito della condivisione che paga.
Così è la vita, solidali e comunicativi tra noi.
Non sempre facile però.
Un anno, un Anno.
Ci vuole costanza, fiducia, attenzione e cura, in un gioco così come nella vita.
E, nonostante tutto, siamo ancora qua.

Chiara