Il web

In questi giorni mi sta passando per la mente una riflessione sul web, sul suo valore. Su quello che accade e che in questi anni ho visto accadere.
Ho iniziato aprendo un profilo Facebook privatissimo, dedicato solo agli amici più stretti, con un timore esagerato per qualsiasi nuova e sconosciuta amicizia. Il primo amico Facebook, che ancora annovero tra le mie speciali amicizie, ha sdoganato la possibilità di avere rapporti virtuali che non fossero pericolosi ma importanti.
Ho inziato a seguire alcuni corsi gratuiti su come gestire il proprio personal branding (ovvero la propria figura online), ho conosciuto influencer come Domitilla Ferrari, figure che hanno fatto del web la loro vita e che hanno dedicato tempo alla formazione degli altri. Ho imparato, mi sono applicata, ho studiato, aperto sito, pagina facebook, blog, instagram, cambiato fotografie, decisa una linea editoriale.
Sono approdata anche su tinder, netlog, ma ho capito subito che andarmene era la cosa migliore.
Non sono state tutte rose e fiori, qualche cretina di passaggio c’è stata, gente che con arroganza ha tentato di spazzare via la mia figura, la mia persona. E io, un po’, ci sono cascata, ho chiuso, difeso, ho protetto il lavoro fatto, la paura di perdere la credibilità, il sonno. Poi si sa, e sono anche diretta nel dirlo, gli stronzi come escono così se ne vanno, e mai con la corona, piuttosto con la coda tra le gambe.

Ora che ho raggiunto una certa stabilità virtuale (per quanto, non saprei, arriverà qualcun altro a rompere la palle? Forse sì, ma sono sicuramente più pronta a bloccarlo che anni fa), ora che so gestire i miei account, ascolto, leggo molto, guardo.
Ma quello che trovo è un mondo diverso di qualche anno fa.
I testi sono sempre più brevi, un testo come questo verrà letto per intero da pochissimi o nessuno; e forse anch’io, davanti a un testo così, passerei veloce. Una piattaforma come WordPress che fino a solo un anno fa proponeva contenuti importanti, ora è diventata simile a Facebook, con post di buongiorno e buonasera. Con questo non giudico chi lo fa, ci mancherebbe, constato solo che c’è stato un cambiamento importante nei contenuti, con un’asticella tesa al ribasso.

Facebook è un mezzo; se usato come tale funziona e si può arrivare in tutto il mondo (se si ha accortezza di lasciare il profilo aperto). Nella realtà pochi lo usano così, per la maggior parte è una mangiatoia di schifezze da rivomitare senza ragionarci, uno spazio d’odio e presunzione dove Io è meglio degli altri, dove la condivisione forzata di post senza rilettura porta a generare enormità di fake news che generano altro odio e ancora menzogne e insulti. Non se ne esce. Alle volte per precisa volontà, mi fermo a leggere i commenti sotto a qualche notizia su immigrati, donne, religione: mi stupisco sempre di quanta macabra fantasia abbiano le persone e di come possano incolpare ipotetici -altri- di cose nefande, con epiteti di ogni genere e razza. Mi indispongo, mi arrabbio, ma leggo per farmi una precisa idea di quello che sta accandendo a noi, agli essere umani, al genere umano, la deriva violenta che sta prendendo, una deriva sgrammatica, scorretta, analfabeta.

Instagram è una vetrina, belle immagini in mostra, senza l’imbarazzo di testi o strane fantasie. Peccato che l’avvento delle stories abbia regalato un trono e una corona a tutti, proprio a tutti. 15 secondi e si comincia a raccontarsi, ma non bastano 15 secondi, una storia, due, tre, dieci, di 15 secondi in secondi di parole, consigli, presunzioni, condanne, chi propone il proprio brand, chi la propria persona, chi vende un prodotto, chi semplicemente racconta la sua cena/serata/giornata con l’augurio di piacere e di tante, tante visualizzazioni. Una gara, nessuno esente. Una catena, si parte così: un influencer (ovvero chi ha tanti fans, veri o presunti, non conta, basta siano scritti) propone un prodotto. Schiere di donne (già, purtroppo quasi solo donne) corrono ad acquistare quel prodotto, ore di fila, server giù, donne insteriche, sveglie puntate nel cuore della notte pur di accaparrarsi il prodotto -dei propri sogni?-; e dopo aver fatto l’acquisto ecco la corsa a pubblicare una storia con quel prodotto, con il tag perfetto. Che arriva all’influencer che, a caso credo, condivide quella storia sulle sue storie. Una catena, un giro vuoto, dove gli influencer, i primi, guadagnano, le altre, le acquirenti, sbavano.

Un mondo finto. Vuoto.
A questo siamo destinati? Abbiamo visto nascere e crescere una figata di possibilità di entrare nel mondo e ora questa possibilità si riduce al desiderio di fan, follow, like?

Troppe volte mi prende di chiudere tutto. Di tornare alla carta.
Ma sono consapevole che non si può, che mi taglierei fuori del tutto dal mercato, quel mercato a cui io sono arrivata proprio per merito del web. Non posso sputare sulla terra sulla quale ho seminato semi che hanno germogliato e stanno crescendo rigogliosi. Ma non posso nemmeno far finta che non esista tutto il resto, la parte nera delle persone, l’uso indiscriminato del web. La finzione, la pattumiera che naviga tra le pagine.

Quindi resto, anche in questo nuovo 2019. Resto e provo, dal canto mio, di portare avanti il mio viso, in prima persona, il mio lavoro, con determinazione. E tutto l’amore che posso tra le mani.

62 pensieri su “Il web

  1. Semplicemente basta fare una bella selezione. Io ho eliminato centinaia di persone e mi tengo in contatto con quelle che hanno veramente qualcosa da dare. Ho amicizie meravigliose che da virtuali sono diventate reali, persone che vado a trovare e mi accolgono come una sorella, persone che ho ospitato a casa mia, persone con le quali ci siamo aiutate vicendevolmente. Tutto il resto si taglia via, rami secchi, rami marci …

  2. Concordo su tutto, anch’io ho notato (e ne volevo proprio scrivere) l’impoverimento dei post anche su WordPress. Anche qui, come osservi tu, in tanti pubblicano valanghe di srticoli fatti di nulla, solo per ottenere visualizzazioni. Anche qui sta prendendo piede il meccanismo perverso del pubblico tanto fatto di vuoto. Ti condivido sperando che qualche “cervello” abbia la voglia di leggere sino in fondo.

  3. Pingback: Il web — squarcidisilenzio di Chiara Lorenzetti – Evaporata
  4. Questo chiamiamolo impoverimento parte da lontano. Ecco hai citato una piattaforma ormai defunta, Netlog ex Facebox (poi perse una causa con Facebook perchè a loro dire i nomi simili confondevano), sulla quale ero iscritto dal principio quasi. All’inizio, nei primi tempi, tanto fermento, tanta brava gente desiderosa solo di conoscersi, parlare, apprendere. Poi, come per tutto, arrivò la grande massa. Discorso analogo anche su FB. Con l’arrivo della massa inevitabile l’arrivo dei cretini e degli stolti. Ma, a quel tempo ancora restavano tali. Una volta riconosciuti semplicemente li si evitava e questi dopo un po’ svanivano. Quello che nel frattempo è cambiato è che questi da minoranza sono diventati maggioranza nel paese e il commento idiota, il vento d’odio è diventato politicamente pagante ed ormai nessuno si vergogna più o si nasconde più. WP oggi forse è ancora l’ultima oasi rimasta ma non so per quanto. Di sicuro il blog come forma di comunicazione è defunta da un pezzo e solo pochi desiderano ancora leggere post lunghi ed articolati. I più dopo la seconda riga mollano, mettono un like tanto per, credendo di far magari piacere e passano oltre. Altra discriminante è quella dello scopo con cui si sta su una piattaforma. Se è per puro diletto è un conto e si usano certe armi ma se è per lavoro/promozione il discorso credo sia diverso ed allora probabilmente andranno usate altre armi. Per farla breve…su un mio post posso e desidero anzi che venga detto di tutto, non censuro nulla e non cancello mai nemmeno gli insulti a me od eventualmente ad altri. Questo perchè la mia arma di difesa è quella di dire: vedi…sei cretino…ti lascio fare…gli altri così vedranno e ti si farà terra bruciata! Ma chi lo fa per lavoro purtroppo questo non se lo può permettere perchè un domani chiunque potrà attaccarci proprio a causa di quel cretino. Insomma…in conclusione , a malincuore, dico che tanti anni fa mi sono sbagliato! Internet non è per tutti e l’averlo dato a tutti non ha migliorato la gente quindi a volte rimpiango quel modem a 56 k quando ci si connetteva in poche decine e si stava bene!

    • L’idea di internet per tutti è una grandiosa idea! È il modo per aprire a tutti la conoscenza a costi ridotti.
      Ma appunto, non è spesso usato per il verso giusto e lo stiamo vedendo proprio in questi tempi.
      Per quanto riguarda l’uso dei commenti, io, dopo due esperienze negative, ho messo in approvazione il primo commento dei blogger, ma lascio sempre tutti i commenti, anche se contrari. Solo le offese toglierei ma anche no, chi scrive deve essere consapevole di quello che scrive, se poi fatto con il proprio nome e cognome, ancora meglio.
      Penso che questo post stia facendo parlare le persone, è un buon segno, c’è vita intelligente su questi schermi 🙂
      Grazie del tuo commento

      • Mi vorrei collegare al discorso che tutto deve essere per tutti, estendendo quanto detto dal diavolo a 360 gradi. E’ un concetto che elimina la selezione naturale ed appiattisce l’educazione e la cultura verso il basso. Oggi in alcuni casi ha ribaltato i valori e sei figo se sei cafone. Un esempio banale i concorrenti dei giochi a quiz odierni: viene ammesso chiunque e si sentonio strafalcini che nemmeno un bimbo delle elementari direbbe. Il messaggio è: anche tu che non sai un cavolo puoi apparire e vincere debaro. Io invece credo che le opportunità, in qualsiasi campo, debbano essere date a chi se le sa meritare e a chi mostre passione. Spesso i grandi talenti sbocciano proprio tra chi ha conosciuto la “fame” ed era inizialmente emarginato.

        • Buongiorno, scusa se non ho risposto prima, ma il tuo commento mi è sfuggito.
          Quello che scrivi è molto corretto e lo credo anch’io. Stiamo assistendo a un appiattimento culturale nel nome di una presunta accessibilità; si confonde il termine per tutti.
          La meritocrazia è un bene. Fa bene alla cultura, fa bene a chi ne fruisce, perché chi merita di fare saprà poi diffondere il proprio sapere in maniera corretta.
          Chissà se arriveremo a comprenderlo.
          Grazie ancora per essere passato a lasciare il tuo commento.

  5. Ciao 😃
    Quello che dici è giusto e corrisponde alla realtà che ci circonda ma…
    …secondo me fai bene a continuare rimanendo coerente con il tuo stile e le tue idee anche perché, ci tengo a ricordartelo, tutto è in continua evoluzione e in perpetuo cambiamento grazie anche alle nostre azioni e ai nostri interventi…
    …non è detto che ciò che è ora sarà anche in futuro….
    Non smettiamo mai di sognare come te.
    Grazie 😃💙

    • Secondo me è sempre stato così, ci illudiamo di aver trascorso un tempo in cui tutti andavano d’amore e d’accordo. No, semplicemente, la gente, non si vedeva, non si leggeva, al massimo si frequentava con i vicini di casa, i parenti.
      Ma quando usciva dai confini scoppiavano le guerre.
      La nostra natura non è l’amore anche se ce lo ripetiamo (e auspichiamo). La nostra natura è la solitudine e l’egocentrismo. Per quieto vivere proviamo a sopportarci, ma ci riusciamo poco e male.
      Copriti che fa freddo 🙂
      Ciao

      • Forse m’illudo che un tempo fosse diverso. O magari prima c’erano davvero più valori, più pazienza, meno rabbia. Adesso ognuno usa questi straordinari mezzi di comunicazione per esprimere le proprie frustrazioni. Al centro di tutto la malattia del secolo. L’invidia sociale. La nostra natura rispecchia solamente il tempo che viviamo.
        Credo che al nord faccia più freddo!!
        Riguardati!! 😊

        • Qui ci sono due gradi questa mattina, si gela 🙂
          L’invidia sociale, la corsa ai like, le menzogne, il far vedere cose che in realtà non sono solo per far scatenare gelosie. Occorre stare saldi, non è facilissimo, soprattutto per i ragazzi giovani.

          • Qui oggi 10/12 gradi. Si stava molto meglio. Per tutto il resto, nonostante l’enorme potenziale tecnologico, in mano alle nuove generazioni, credo andrà sempre peggio. Ormai il banco è saltato, anche se spero di sbagliarmi. 😊

  6. Riflessioni giuste e condivisibili le tue. Ma credo che l’unica vera capacità che bisogna imparare ad affinare, nel mondo “finto” dei social, sia quella di riconoscere la qualità dentro un mare fatto di nulla.

  7. Pingback: gli scrittori nel blog. 7-10 gennaio 2009 bortoblog 2 – 10 – cor-pus 15
  8. Concordo su questa analisi. Io sto facendo un processo inverso: partito da facebook, youtube e ora mi cimento nel blog che sarebbe già spacciato. Ma bisogna resistere e lotto contro la tentazione di lasciare facebook e youtube; anche li come dappertutto, le perle ci sono ancora e vanno cercate con ostinazione.

  9. CARISSIMA
    LA TUA PROFONDA ESEGESI DEL WEB E’ RIASSUNTA DA ECO E FONDATA SULL’ APPARIRE COMUNQUE DA PARTE DI CHI E’ ZERO E COSI’ SI SENTE 1… MA TU SEI SOPRA E CONTINUA PERCHE’ C’ E’ BISOGNO DI CULTURA E VERA COMUNICAZIONE. TI LEGGO CON PIACERE ED IMPARO. GRAZIE DI ESSERE COME SEI. antonio

    • Amico caro, la tua presenza qui è uno dei validi motivi per cui resto, la speranza che condividendo le proprie idee, anche nel virtuale, si possono creare relazioni importanti e di profonda stima.
      Un abbraccio e buon 2019.
      Con stima

  10. giusta riflessione la tua su come il web si involuto – o attorcigliato su se stesso -. Di facebook ho preso le distanze molti anni fa, quando muoveva i primi vagiti. Due settimane e poi sono scappato senza mai più tornare indietro. Twitter lo ricordo ai tempi eroici quando ogni tanto – direi spesso – compariva la balena spiaggiata, perché il sito era caduto sotto il peso dei cinguetttii. Anche se l’account è attivo sono anni che non ci metto piede, né sento la mancanza.
    Hai ragione WP si sta imborghesendo ma per fortuna è molto meno invasivo di altri.
    Io non devo costruire un brand, né vendere qualcosa, come può essere il caso tuo, per cui se non peggiora resto.
    Spero che il tuo 2019 sia bello e luminoso

  11. Pingback: Il web – NON DI SOLA TECNOLOGIA …

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