Ho sempre più timore quando vedo il livore cieco, spesso immotivato, tra gli umani.
La sceneggiata di Lotito, la pervicacia dell’idiozia degli ultrà laziali, l’uso banalizzato (prima a fin di male poi a fin di bene) dell’immagine di Anna Frank sono episodi nemmeno particolarmente significativi del mondo frantumato in cui siamo entrati, insieme agli “odiatori” di Facebook, ai giustizieri fai-da-te, agli antirazzisti coi “ma”, agli antivax punta di diamante del dilagare dell’antiscientismo, alle “mamme pancine” e via discorrendo di perdita di senno. Siamo circondati dalla banalità del male, sì, come alcuni commentatori ricordano, ma siamo circondati in particolare dalla banalità del vivere. Una categoria più ampia di quella di Hannah Arendt, che include il male “banale” (nel senso di non compreso, non concepito come tale) ma anche le ragioni del vivere.
Noi non abbiamo più miti e riti, né icone, né ideali, né orizzonti. Mi rendo conto che ho sempre vissuto questa perdita come una “liberazione” da costrizioni sociali…
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La massa….
Uniti non verso la cultura ma nel baratro dell’ignoranza. Non capisco come la massa possa essere così deleteria e si possano perdere completamente i propri punti di vista.
Ho letto superficialmente molte cose sulla massa, quindi non posso esprimermi più di tanto. A questo punto però voglio approfondire.
Può servirti guardare “L’onda” film del 2008, che racconta un esperimento sociale in una scuola di persuasione di massa.
https://it.wikipedia.org/wiki/L%27onda_(film_2008)
Uniti non verso la cultura ma nel baratro dell’ignoranza. Non capisco come la massa possa essere così deleteria e si possano perdere completamente i propri punti di vista.